venerdì 28 settembre 2012

I grandi archeologi: Ernesto Schiapparelli.

I grandi archeologi: Ernesto Schiapparelli.

"Ernesto Schiapparelli, fin dal 1894, si appresta a colmare le più evidenti lacune documentarie delle collezioni torinesi" (A. Bongioanni, R. Grazzi).




Agli inizi del Novecento, la collezione egizia di Torino era composta da numerosi oggetti di pregio, tutti però risalenti ai periodi tardi della storia egiziana, dal Nuovo regno in poi.
Nel 1894 era diventato direttore del  Museo Ernesto Schiapparelli, biellese d'origine, formatosi in Francia e già direttore della sezione egizia del Museo di Firenze.
Per completare la documentazione del museo torinese, egli commissionò dapprima alcuni acquisti mirati, e dal 1903 si impegnò in scavi archeologici sul territorio egiziano, attraverso la crezione della Missione Archeologica Italiana, patrocinata dall'accademia dei Lincei e sostenuta economicamente dallo Stato.
Il primo sito esplorato fu Eliopoli, da cui provengono un rilievo del faraone Djoser e un tabernacolo di Sethy I; contemporaneamente scavò anche la mastaba di Iteti e la tomba del principe Duaenra a Giza.




Negli stessi anni fu avviata anche l'esplorazione della Valle delle Regine nella necropoli tebana, dove scavò le tombe della principessa Ahmose, dei figli di Ramesse III, Sethherkhepeshef, e della  regina Nefertari, sposa di Ramesse III; nel vicino villaggio operaio di Deir el Medina rivenne la tomba del pittore Maia e quella intatta dell'architetto Kha.
Altri scavi furono aperti anche nel Medio Egitto, ad Assuit e a Qau el kebir, oltre che a Gebelein, presso Tebe; questi  siti restituirono documenti relativi al periodo Predinastico, all'Antico e Medio regno e al I periodo Intermedio.



Tomba di Nefertari nella Valle delle Regine. Tebe Ovest.
 
 
Quando Schiapparelli esplorò la Valle delle Regine, tra il 1903 e il 1906, trovò anche le sepolture della principessa Ahmose, del prefetto Imhotep, del nobile Nebiri, oltre a quella della regina Nefertari e dei figli di Ramesse III.
Nefertari era la "grande sposa reale" di Ramesse II.
Il suo nome significa "la più bella" e oltre che alla sua avvenenza, la regina deve la sua fama anche al suo importante ruolo politico: intratteneva relazioni diplomatiche con la regina degli Hittiti, Puduhepa.
Nelle sale del Museo Egizio di Torino è esposto un modellino della tomba di Nefertari, realizzato in scala 1:10, che ne mostra anche le splendide pitture parietali: restaurate alla fine degli anni '80, sono tornate alla loro vivace policromia.
Nella tomba furono rinvenuti dei frammenti del sarcofago di Nefertari, alcuni ushaby ed elementi di arredo a nome della regina; meno certa è l'attribuzione di altri oggetti, tra cui un paio di ginocchia mummificate, relativi forse a una sepoltura intrusiva di epoca successiva.
 
 
 
 
 
Tomba architetto Kha e Merit. Torino, Fondazione Museo Antichità Egizie.
 
Nel 1903 Schiapparelli intraprese anche lo scavo del villaggio operaio di  Deir el Medina, un'importante fonte di documentazione archeologica relativamente alla vita quotidiana di un abitato egiziano; gli scavi furono ripresi negli anni  '20 dalla spedizione di Bernard Bruyère, che ne curò anche un'accurata pubblicazione.
La  principale scoperta della missione italiana fu la tomba dell'architetto Kha, sepolto con la moglie Merit.
La stele funeraria, proveniente dalla cappella, era già pervenuta a Torino con la collezione Drovetti; la sepoltura si trovava molto distante dal luogo del culto funerario, nascosta da un crollo di detriti.
La tomba si rilevò intatta agli scavatori, ancora sigillata da una porta in legno chiusa da un muro.
All'interno vi furono trovati i corpi dei coniugi, completi dei loro apparati funerari e del mobilio di corredo.
Per la varietà e la qualità degli oggetti, il corredo di Kha è una delle più famose testimonianze della vita privata di una famiglia benestante di circa 3500 anni fa: arredamento, vestiario, cibi e strumenti di lavoro ce ne restituiscono un'immagine vivida e al tempo stesso sorprendentemente moderna.